Abstract
Ancora un caso di studio dai risvolti molto particolari. Nomi e luoghi sono come sempre di fantasia. Il fatto è avvenuto in una provincia caratterizzata da forte penetrazione mafiosa e non solo di organizzazioni nostrane. Nella circostanza un incidente mortale, inizialmente qualificato come “uscita autonoma dall’asse stradale”, è stato successivamente archiviato come “omicidio colposo a carico di ignoti”. All’epoca non era ancora stata introdotta la norma sull’omicidio stradale.
Indice
1. Il fatto
2. Le indagini
3. Epilogo e ipotesi investigative
Il fatto
15 aprile 2016, ore 21.00. Era un venerdì e Riccardo rientrava a casa dal lavoro a bordo della sua Polo, percorrendo la strada provinciale SP22 che percorreva tutte le sere alla stessa ora. Giungeva al km 12,5.
Ore 21.12, Daniele e Lucia percorrevano quella stessa strada e al km 12,5 notavano sulla destra un’auto capottata in mezzo ai campi. Chiamavano immediatamente il 112 e giungevano i Carabinieri della stazione più vicina. L’auto capottata era proprio la Polo di Riccardo. Dal verbale dei Carabinieri si leggerà in seguito che Gabriele e Lucia non assistettero all’evento e nel tratto precedente non notarono altre macchine provenire dalla direzione opposta.
Il report delle autorità concludeva che la causa dell’incidente fosse da ricercarsi nella condotta di guida di Riccardo, che avrebbe perso il controllo del mezzo e sarebbe uscito di strada autonomamente. Ciò ne avrebbe cagionato la morte.
04 maggio 2016, circa tre settimane più tardi, nei pressi di un residence turistico non lontano dal luogo del sinistro, una pattuglia dei Carabinieri venne allertata della presenza nel parcheggio del residence di una vecchia auto con targa bulgara, una Golf. L’auto non era marciante e aveva le ruote anteriori completamente sgonfie oltra a danni di carrozzeria, ubicati un po’ ovunque. Inoltre, nel sedile del passeggero c’era una carta d’identità strappata. I militari richiesero perciò la rimozione e il trasporto presso il deposito giudiziario più vicino.
Quel frammento di carta d’identità fu sufficiente ai militari per identificarne il proprietario, un giovane bulgaro di nomeIvan, che venne convocato presso la stazione per delucidazioni. Qui Ivan raccontava ai militari che diverse settimane prima si trovava a bordo della Golf, seduto sul sedile del passeggero. Guidava un suo conoscente, taleIgor, anch’egli di origine bulgara. Giunti nei pressi della SP22, all’altezza del km 12,5, Igor invase la corsia di marcia opposta urtando la parte anteriore di una Polo che uscì di strada, ribaltandosi. Igor, preso dalla paura sarebbe fuggito, raggiungendo il residence e abbandonando la macchina proprio in quel residence.
Tanto sopra fu sufficiente ai Carabinieri per collegare questo fatto alla morte di Riccardo. Per tale ragione ricercarono Igor, ma senza successo. Nessun Comune o presidio di Polizia aveva mai censito Igor nelle proprie banche dati.
I Carabinieri sentirono a sommarie informazioni il proprietario dell’auto bulgara (sprovvista di assicurazione), tale Fabian, anch’egli bulgaro. Questi dichiarò ai militari che l’auto, seppure ancora formalmente intestata a lui sui registri della motorizzazione bulgara, di fatto l’avrebbe venduta a un suo connazionale, tale Daniel, verso la fine di aprile di quello stesso anno. Ovviamente il tutto sarebbe avvenuto senza alcuna formalizzazione presso un’agenzia di pratiche auto e il pagamento sarebbe avvenuto in contanti. Fabian dichiarava di non conoscere né Igor né Ivan e di non aver mai prestato l’auto a nessuno durante tutto il mese di aprile. Peraltro, già allora, l’auto non era marciante e il suo connazionale Daniel avrebbe acquistato il relitto.
Fu disposta una perizia tecnica sul mezzo, dalla quale emerse che non era possibile ascrivere con sicurezza i danni sulla Golf al presunto impatto contro la Polo di Riccardo.
Al termine delle attività di indagine il Pubblico Ministero avrebbe archiviato il caso come omicidio colposo ad opera di ignoti. Concludeva nelle motivazioni dell’istanza di archiviazione che “non c’erano ragioni per ritenere la versione di Ivan il bulgaro, inattendibile”. Ivan, incensurato, è stato denunciato per omissione di soccorso con conseguente evento morte (Art. 593 co. 3 c.p., fino a due anni di reclusione).
2. Le indagini
Quale che fosse la conclusione del Pubblico Ministero, nessuno avrebbe restituito Riccardo alla sua famiglia ma, in un caso la responsabilità dell’evento sarebbe stata in capo al conducente deceduto. Al contrario, il coinvolgimento di un altro veicolo responsabile avrebbe permesso alla famiglia di Riccardo, grazie al ricorso alFondo di Garanzia per le Vittime della Strada, di ottenere un cospicuo risarcimento.
Tre anni più tardi il fascicolo giunse sulla scrivania di chi scrive. Dalla prima disamina della documentazione non potevamo che dissentire dalle conclusioni del Sostituto Procuratore che archiviò il caso. Quanto dichiarato dall’allora proprietario dell’auto, Fabian, era incompatibile con quanto riferito da Ivan il passeggero, il quale si autoaccusava di omissione di soccorso. Lo ricordiamo, Fabian non conosceva né Ivan né Igor. Quest’ultimo non fu mai individuato dai Carabinieri. Inoltre, sempre Fabian dichiarò alle forze dell’ordine che il suo vecchio veicolo, per tutto il mese di aprile, non sarebbe stato in alcun modo idoneo ad andare su strada.Non è perciò plausibile che tale Igor potesse averlo in uso e fosse nelle condizioni di cagionare un evento mortale.
Le indagini si svolsero in inverno. Il primo passo fu proprio raggiungere il residence dove fu trovato il veicolo abbandonato, ma non reperimmo nessuno dei proprietari delle villette attigue a quel parcheggio. L’impiegato che vigilava alla sbarra di ingresso della struttura riferiva che non esisteva alcun registro degli ospiti del residence dove fossero annotate le entrate e le uscite, a maggior ragione, trattandosi di un passaggio aperto al pubblico.
Si rese così necessario individuare i dati catastali di ciascun immobile, al fine di individuarne i proprietari, ma la maggior parte di quelle villette era di proprietà di un’impresa immobiliare che le concedeva in locazione. Non c’è stato modo alcuno di raccogliere, tramite l’impresa, i dati degli affittuari nel periodo di nostro interesse.
Contattammo perciò i restanti proprietari delle villette attigue al parcheggio della Golf, per chiedere loro se ricordassero l’auto e da quanto tempo fosse abbandonata nel parcheggio, ma la maggior parte di loro in quelle settimane non risiedeva presso il residence, in quanto non era un periodo vacanziero. Solo una persona riferì di trovarsi presso il residence in quelle settimane e ricordava la Golf abbandonata, ma non avrebbe saputo in alcun modo riferire quanto tempo possa esser rimasta abbandonata fuori dalla sua abitazione, anche in virtù del fatto che, non ostruiva il passaggio delle auto.
Ripercorremmo dunque le indagini dei Carabinieri al contrario, iniziando proprio da Fabian, proprietario dell’auto all’epoca dell’evento. Fabian ci riferì quanto già detto in precedenza ai militari, seppure dal nostro colloquio emerse un nuovo particolare, di non poco conto. La sua auto sarebbe stata non marciante da diversi mesi e perciò sarebbe rimasta parcheggiata sotto casa, ma non ha mai pubblicato alcun annuncio di vendita. Verso la seconda metà di aprile del 2016 lo contattò un connazionale, proponendogli “l’affare”. Lui ovviamente accettò e pochissimi giorni dopo perfezionarono la compravendita per 500 €. Aveva ancora il numero di telefono del compratore salvato in rubrica, “Daniel Golf” e ce lo fornì. Si trattava di un’utenza mobile italiana.
Cercammo così il nuovo proprietario dell’auto, Daniel, presso il suo ultimo indirizzo di residenza, nonostante dall’ufficio anagrafe del Comune ci avessero già comunicato che era stato cancellato dai loro registri per irreperibilità. Gli inquilini ancora presenti a quell’indirizzo ci riferirono di conoscerlo solo di vista e, per quanto ne sapessero, Daniel aveva lasciato l’appartamento ed era tornato in Bulgaria. Tentammo un contatto telefonico, ma il numero di telefono fornitoci da Fabian risultò inattivo.
Non avemmo avuto maggior fortuna con Ivan, il passeggero denunciato per omissione di soccorso. Anch’egli risultò irreperibile. I due testimoni che per primi rinvennero la Polo di Riccardo ribaltata in mezzo ai campi, Gabriele e Lucia, non aggiunsero alcuna informazione rispetto a quanto già riferito ai Carabinieri tre anni prima.
Le nostre indagini sembravano dunque giunte ad un vicolo cieco, ma dalle ricerche online sul numero di cellulare di Daniel, ancorché inattivo, risultò che il nominativo associato all’utenza non era di nessun Daniel, ma di un tale Carlo. Confrontando la foto del profilo Telegram associato al numero di telefono (visibile nonostante l’utenza venga disattivata) con le immagini di Carlo reperite sui social, potemmo asserire con sicurezza che si trattasse proprio di quel Carlo, soggetto attiguo ad ambienti criminali del territorio teatro delle indagini.
Dalle ricerche, emerse inoltre che quegli stessi ambienti criminali, erano a loro volta prossimi all’avvocato che seguiva la pratica risarcitoria per conto della famiglia di Riccardo.
3. Epilogo e ipotesi investigative
Purtroppo, questa vicenda non ha un finale, e quale che possa essere, non sarebbe un lieto fine. Nessuno potrà mai restituire Riccardo alla sua famiglia. Dopo l’archiviazione dell’omicidio colposo a carico di ignoti fu difficile reperire ulteriori informazioni sul territorio, sia per il tempo trascorso che per l’irreperibilità di alcuni soggetti, così come per l’indisponibilità di altri a collaborare. Inoltre, le località marittime, durante i mesi estivi, sono congestionate di turisti che all’occorrenza potrebbero essere potenziali testimoni ma nei mesi invernali si trasformano in città fantasma. Quanto raccolto, tuttavia, ci permise di tornare presso la stazione dei Carabinieri che per primi seguirono la vicenda, ove, nel frattempo, anche il Comandante della stazione era cambiato. Il nuovo Comandante ascoltò con attenzione quanto emerso dalle indagini e si adoperò affinché il caso venisse riaperto.
È parere di chi scrive che i fatti si svolsero come segue: così come accertato in prima istanza dai Carabinieri giunti sul luogo del sinistro, Riccardo uscì autonomamente dall’asse stradale quel 15 di aprile.
Pertanto, la sua famiglia non avrebbe avuto diritto ad alcun risarcimento per la sua morte. È in questo frangente che taluni (Carlo, Daniel, l’avvocato e non sappiamo chi altri) colsero l’occasione per approfittare della tragedia. Inscenarono perciò l’abbandono della Golf (già rottame) nei pressi del residence, lasciandovi all’interno il documento di Ivan, affinché questi potesse essere convocato dalle autorità e autoaccusarsi di omissione di soccorso. Allo stesso tempo, riteniamo che Ivan accusò Igor, che sembrerebbe essere un fantasma, di omicidio colposo. A nostro avviso, né Ivan né Igor si trovarono sulla SP22 quando Riccardo incontrò la sua triste fine.